Prima il docente della Iulm, Marco Camisani Calzolari, che dice che il 60% dei fan di Grillo sono falsi, smentito subito da Linkiesta. Ora proprio Linkiesta cade nello stesso errore, lodando la validità di Faker Status People, un sito che dice di poter controllare la veridicità dei fan. Però analizza solo gli ultimi 500 e la loro attività nelle ultime settimane. Allora ho pensato a mio padre, al suo account Facebook. Lo apre, legge un po’ di roba, ma non partecipa a nessuna discussione da più di un mese e nell’ultimo anno ha a malapena pubblicato due post. Perciò secondo questi algoritmi è un falso account.
Faker Status People sta diventando uno strumento di attacco politico, come racconta Riccardo Scandellari, in Friuli un consigliere del Pdl l’ha usato per accusare Debora Serracchiani (Pd) di aver falsi follower. Libero ha scritto che Lady Gaga compra i fan. Io ho controllato i miei, e ne ho trovati almeno una decina di fake assoluti, account creati da siti di phishing e contenuti sessuali, che non fanno altro che pubblicare foto di donne nude e link a chat erotiche. Chi mi conosce sa che non ho il becco di un quattrino, sicuramente non posso permettermi di acquistare fan. Facile immaginare che l’account di Beppe Grillo, uno famoso, sia preso d’assalto da questi falsi personaggi.
E poi ci sono quelli come mio padre, gente comune, non folli nerd amanti del digitale, che si sono iscritti a Facebook e a Twitter per seguire Bersani, Berlusconi, Grillo, oppure solo per curiosità. Persone che hanno una vita attiva fuori dalla tastiera e che su quella tastiera non amano starci, per mille motivi. Quello che tutti dovrebbero capire, giornalisti per primi, è che quei motivi sono più che legittimi, che il boom dei social media non vuol dire che chi ci entra debba innamorarsene e che tante persone non lavorano davanti a un computer e non possono stare tutto il giorno a scrivere sullo smartphone. E non sono peggiori di chi ha la fortuna di poterlo fare.
E infatti Camisani Calzolari ha detto chiaro che nei risultati della sua ricerca non ci sono solo account falsi, ma anche account di gente inattiva, che quindi non si sa bene cosa faccia: quanto si colleghi, se legga o non legga gli sproloqui del tale e del talatro etc. Insomma per un social network e per quello a cui dovrebbe servire sono equivalenti a degli account falsi, non cambia nulla: il fatto di avere un milione di follower, ma in realtà si è sicuri di essere seguiti quotidianamente o quasi da 10mila, equivale a dire che si hanno 10mila follower.
Equivalenti ad account falsi come “utilità” forse, ma non falsi o comprati. Per cui impossibile usarli come accusa di qualsiasi tipo, almeno a occhio. Sarebbe come obiettare a un personaggio pubblico che parla a una piazza gremita, dal palco “sì, vabbe’ ma chissà quanti erano distratti…”.
Molte persone possono leggere e basta su Twitter ma poi fare proselitismo in città per Grillo. Mio padre è un iscritto Pd, segretario di circolo, legge quello che scrivono Bersani, Serracchiani, Renzi, ma non risponde online. Però riporta tutto nelle discussioni reali, di persona. Vive il medium a modo suo. Un modo legittimo.